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Il baghèt nella storia( a cura di Valter Biella - ultimo aggiornamento agosto 2016) |
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Fin dal Medio Evo in Provincia di Bergamo è presente una cornamusa chiamata in lingua locale “ ol baghèt” o “ la pìa”. Questo strumento ha assunto nel corso dei secoli connotazioni, forme e caratteristiche particolari che lo differenziano dagli altri modelli europei.
La cornamusa la troviamo anche in un affresco al castello di Bianzano, della fine del 1300. Altre raffigurazioni sono nella chiesa di Piario e al castello di Malpaga, con una datazione che si colloca tra il ‘400 e il ‘500. Un bellissimo olio, della fine del 1700, è alla “Madonna d’Erbia”, di Lattanzio Querena.
La
cornamusa bergamasca
doveva essere diffusa praticamente in tutta la provincia. È arrivata ai
giorni
nostri sopravvivendo in una
zona ben
ristretta: la media Val Seriana e la Val Gandino.
In questa area geografica ho ritrovato gli strumenti antichi. Di altre
zone, quali la Alta Val Brembana, la Val Imagna, le informazioni sono
invece decisamente più scarne. I suonatori erano per la maggior parte contadini, e si ritrovavano nelle stalle d’inverno. Passata l’Epifania, poco prima del carnevale, lo strumento era riposto, per essere ripreso agli inizi dell’inverno successivo. Con il baghèt si suonava l’antica “pastorella”, si accompagnava il canto e si eseguiva l’arcaico “ bal d’ol mòrt” (ballo del morto), una specie di pantomima in cui due ballerini mimavano una “morte” ed una successiva “resurrezione”. Guarda in questo Video Caterina Zilioli di Casnigo ( nata nel 1928) mentre canta l'antica "pastorella". Si tratta di una rara testimonianza in quanto la Zilioli cantava mentre suo padre suonava la pastorella al baghèt, nelle sere d'inverno nella stalla ( © videoregistrazione di V. Biella ) Tutto
quello che noi oggi conosciamo è legato ai miei lavori di ricerca, che
hanno accomunato i ricordi di suonatori e parenti di suonatori, assieme
alle testimonianze di anziani che si ricordavano tracce di memoria
legate all'antica cornamusa. Di notevole importanza è la figura di
Giacomo
Ruggeri, detto "Fagòt" di Casnigo (1905 - 1990), l'ultimo
suonatore, che è stato personalmente conosciuto.
Attualmente non esistono altri studi nati da lavori di indagine con testimoni direttamente coinvolti.
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