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la ricostruzione del baghèt

(a cura di Valter Biella - ultimo aggiornamento agosto 2106)


Nel 1983 ho ritrovato i primi strumenti. Di una cornamusa sono riuscito a sapere la data in cui è stata acquistata, il 1870, anche se ritengo che la fattura sia decisamente più antica. Delle altre suppongo che la loro origine sia antecedente al XIX secolo, e che gli antichi maestri non siano stati dei costruttori saltuari come contadini o semplici appassionati, ma artigiani dediti alla lavorazione di "qualità" del legno.

Le cornamuse antiche non erano però funzionanti a causa del cattivo stato di conservazione.  Quindi ho ritenuto indispensabile farne alcune copie, non potendo lavorare direttamente sugli originali.

La verifica sugli strumenti originali.
Per arrivare ad un risultato con un accettabile livello di attendibilità, sono state fondamentali le verifiche incrociate dei dati raccolti, effettuate direttamente sugli strumenti originali. A queste verifiche si aggiungono le insostituibili informazioni che Giacomo "Fagòt" Ruggeri (1905 - 1990) mi ha fornito, fin dai primi incontri del dicembre 1983.


Casnigo, 4 dicembre 1983: mentre sto intervistando Giacomo Ruggeri





Casnigo, 4 dicembre 1983: mia interviasta a Giacomo Ruggeri

Casnigo, 4 dicembre 1983: mia intervista a Giacomo Ruggeri

Casnigo, 6 marzo 1984: Giacomo Ruggeri

Le verifiche hanno confermato quanto raccontato sia da Giacomo Ruggeri che dagli altri diretti testimoni della cultura del baghèt. Gli esperimenti e le indagini organologiche hanno poi ulteriormente allargato il campo delle informazioni riguardanti le possibilità sonore delle antiche cornamuse bergamasche.
Qui sotto si trovano i video di alcune musiche da me suonate, con la diteggiatura insegnata da Giacomo Ruggeri, sull'antica diana dei Savoldelli, i "Parécia" di Gandino. Lo strumento è stato completato con i bordoni ricostruiti sulla base degli originali.
- la scala, con alcune ulteriori posizioni ricavate direttamente studiando lo strumento originale, senza apportare nessuna modifica alla foratura della diana. Si sono costruite una ventina di ance, per trovare poi quella che dava i migliori risultati
- la pastorella
- la baciuchina
- la "Bergamasca" di Gasparo Zanetti
- "Schiarazula Marazula" di Giorgio Mainerio
- "Tourdion la Magdalena" di Attaignant
- "Petit Vriens" danza italiana del XV secolo
- Cantigas de Santa Maria n° 100: "Santa Maria strela do dia"

Qui sotto invece i video delle prove effettuate con lo strumento dei Maffeis, i Serì di Semonte (Vertova - Bergamo). Anche in questo caso non è stata apportata nessuna modifica alla diana ed ai fori dello strumento, ma solo cercato di usare l'ancia che dava i migliori risultati:
- la scala cromatica
- "Schiarazula Marazula"
- "Tourdion la Magdalena"


Metodologia adottata per la rilevazione dei dati organologici
1) l'immagine fotografica
Fotografare strumenti musicali pone dei problemi, in quanto la fotografia risulta sempre deformata. Riguardo gli strumenti a fiato, cioè oggetti tendenzialmente cilindrici, normalmente si ottengono risultati in cui “l' aberrazione sferica” trasforma le linee rette in linee curve. Io ho invece adottato un sistema che lavora su porzioni di più fotogrammi, ricomposti al computer con un programma di fotoritocco, che permette di ottenere una immagine più realistica. Scarica qui il PDF con la spiegazione. Tecnicamente si chiama "fotogrammetria a mosaico".

2) i rilievi effettuati sulle ance
Solitamente i rilievi sulle ance originali si riducono solo alle dimensioni. Sono invece di fondamentale importanza altri due fattori: la pressione a cui lavora l'ancia, e la nota che viene emessa dall'ancia se è suonata direttamente in bocca, senza infilarla in cima alla canna del canto. Per misurare la pressione a cui lavora l'ancia basta utilizzare un semplice manometro, qui trovi il PDF con la spiegazione. Si può scaricare anche questo mio articolo comparso su "Utriculus" del 2015.







Costruisci una piva.

 In questa pagina intendo dare qualche consiglio per chi vuole costruire una piva, anche semplice. Sono consigli utili per risolvere problemi apparentemente "misteriosi". Se volete poi impegnarvi in una cornamusa completa, utilizzando anche materiale di recupero, nella rete si possono trovare decine di idee.

Come rifinire le ance doppie.  

A fine anni '70  avevo trovato un semplice ma utilissimo ciclostilato, distribuito gratuitamente:
"Come rifinire le ance negli strumenti ad ancia doppia”, Hortus Musicus, il centro italiano del flauto dolce, Quaderno n° 4, Roma, senza data e senza autore .

Alle pagine 6 e 7 sono riportate delle regole su come rifinire le ance del fagotto barocco, delle dulciane e della cialamella alto, tenore e basso. Le ho verificate anche per le ance di cornamusa e ho visto che funzionano egregiamente anche per queste.
Le ance sono divise in zone, e ad ogni zona può corrispondere la risposta di una determinata gamma di frequenze (vedi la figura):
A = risposta e staccato. Il raschiamento produce una risposta più facile; il taglio della punta produce una risposta più dura. Io ho verificato che raschiando in questa zona migliora anche la risposta degli acuti.
B = risposta nel registro medio. Il raschiamento rende la risposta più facile.
C = risposta nel registro basso. Il raschiamento rende la risposta più facile.
D = risposta nel registro basso e fonte di elasticità nell’intera ancia. Raschiare qui solo se l’ancia “non parla”.
Raschiare sempre a destra e a sinistra e su tutte e due le parti dell’ancia. In ogni caso bisogna fare attenzione che non vi siano nell’ancia irregolarità o gibbosità: prima di raschiare nel centro, accertarsi che ambedue i lati siano già abbastanza sottil
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Vi aggiungo anche questo altrettanto vecchio e difficilmente recuperabile trattato in francese-inglese, sempre su come si costruiscono e rifiniscono le ance doppie:
"Comme tailler vos anches" di Gilles Papineau, del 1979


Come imparare a controllare la pressione del braccio sulla sacca.

Per suonare il “baghèt”, come per qualsiasi altra cornamusa, bisogna rispettare una regola fisica ben precisa:la pressione all’interno della sacca deve essere la più costante possibile, perché l’intonazione delle note è direttamente legata a questa misura. Occorre quindi saper controllare come si soffia con la bocca e come si schiaccia con il braccio. Per facilitare questo da diversi anni utilizzo un manometro a colonna d’acqua, collegato al posto del bordone minore, così da visualizzare la pressione interna al sacco. La regola vuole che quando carico con la bocca allento la pressione del braccio, quando invece la bocca si riposa si aumenta la pressione sulla sacca. La somma di questi due movimenti deve sempre dare una misura costante, che nel caso della cornamusa bergamasca è compresa tra i 32 e i 36 cm di acqua.
Costruire un manometro a colonna d’acqua e relativamente semplice, le indicazioni si possono trovare anche su di un libro di fisica. 
Qui ho inserito il video sulla costruzione.

Prima di tutto bisogna procurarsi una lista di legno lunga 60 – 70 cm. 
Tracciate una linea a metà ( che corrisponderà alla quota di misura ZERO) e poi da questa linea una scala graduata in centimetri, sia salendo che scendendo. 
Ci si procura 3 metri circa di tubo in plastica, il diametro non è fondamentale, ma 10 mm possono andare bene. Si inchioda il tubo sulla lista in maniera che formi una U.
Si riempie di acqua fino alla linea  che indica lo ZERO ( occhio a non lasciare dentro delle bolle). Sulla estremità libera si infila un tappo forato, questa estremità va infatti collegata alla sacca, al posto del bordone minore. 
Quando suono il livello di acqua si alza: occorre suonare in maniera che questo rimanga fermo e, come già detto sopra, segni una differenza tra il lato con livello maggiore e quello con livello minore di 32 – 36 cm di acqua. Questo è il valore per il “baghèt” e corrisponde all’elasticità delle mie ance che nasce dal confronto con le ance originali costruite da Giacomo Ruggeri, resta chiaro che altre cornamuse possono avere misure ben diverse.